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mercoledì 6 aprile 2016

Dallo zibaldino

Secondo alcuni osservatori i problemi della cultura laica e liberale sarebbero riconducibili a visioni totali e distorte del razionalismo e dell’individualismo. Nel caso del razionalismo non mi è chiaro se sia la sua degenerazione o la sua realizzazione a far paura. Per quanto riguarda l’individualismo mi è poco chiaro se sia un disperato tentativo di opporsi all’omologazione di massa o se si tratta di una delle maschere più riuscite della cultura di massa.
Leopardi, nel Dialogo di Tristano e di un amico, afferma, per bocca di Tristano “Gli individui sono spariti dinanzi alle masse, dicono elegantemente i pensatori moderni”. L’individuo “Lasci fare alle masse; le quali che cosa sieno per fare senza individui essendo composte d’individui, desidero e spero che me lo spieghino gl’intendenti d’individui e di masse, che oggi illuminano il mondo.”[1]
Oggi non ci facciamo mancare nulla. Come controcanto alla critica dell’individualismo si leva la condanna alla massificazione e la perdita di individualità. Dal suo “secol superbo e sciocco” la perplessità del poeta, quasi due secoli dopo, aumenterebbe a dismisura e, in assenza di ‘intendenti’, sarebbe stato contento di non dover più leggere libri di filosofia che “siccome costano quel che vagliono, così durano a proporzione di quel che costano.”[2]

[1] G. Leopardi, Operette morali - Dialogo di Tristano e di un amico. Garzanti, 1984, p. 329.
[2] Ibidem

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