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domenica 16 giugno 2013

Rovesciamenti

Sarà sicuramente capitato a chiunque di pensare di avere 2 genitori, 4 nonni, 8 bisnonni, 16 trisavoli, 32 quadrisavoli e via e via. Insomma ad ogni generazione l'ascendenza raddoppia, come si vede nello schema per 5 generazioni.

Il pallino rosso sei tu.

La cosa curiosa di questa catena è che se uno solo degli antenati avesse avuto un incidente che gli avesse impedito di avere figli allora voi non ci sareste. Uno solo, a qualsiasi livello generazionale. Sarebbe bastato che uno solo di questi antenati avesse avuto un incidente mortale, diciamo a 10 anni, e voi non sareste mai potuti nascere.

Andando indietro di sole 20 generazioni il numero di antenati è pari 1.048.576 e considerando circa 20 anni per ogni generazione (un tempo i figli si facevano precocemente) siamo andati indietro di appena 400 anni, siamo nel 1613. Con poco più di un milione di antenati non c'è molto da stupirsi, ma cosa accade se andiamo indietro di altri 400 anni con altre 20 generazioni? Siamo nel 1213 e il numero di antenati per arrivare a ciascun soggetto è 1.099.511.627.776, più di 1.099 miliardi di antenati appena 800 anni fa!
Ma se questo vale per ciascuno di noi allora quanto doveva essere popolata la terra nell'anno 1000? Le stime parlano di un pianeta popolato da circa 310 milioni di abitanti. Allora c'è qualcosa che non va in questa catena generazionale? No, non c'è niente che non va se non un paio di cose inerenti la rappresentazione mentale della catena generazionale, che costituiscono punti essenziali per evitare domande oziose e consolanti come "perché proprio io?". Queste domande, per quanto innocue per molte persone, sono spesso preludio del convincimento di unicità cui si appella qualsiasi imbecille in ragione di una supposta purezza della propria discendenza.

Il primo motivo dell'apparente assurdità dei numeri che abbiamo visto è pensare di avere una catena generazionale diversa da chiunque altro, laddove i numeri dicono chiaramente di una storia di numerosissimi incroci e di antenati comuni tra le diverse catene generazionali. Insomma, sembra banale dirlo, ma questa vicenda parla di un grado di "parentela" tra tutti i soggetti che oggi popolano la terra che va oltre ogni immaginazione (ovviamente per qualsiasi deficiente che sventoli il vessillo della razza, concetto che in biologia non esiste affatto).

Il secondo motivo che induce in errore è più complesso e riguarda lo schema usato per rappresentare la catena generazionale. Ognuno rappresenta la propria catena generazionale ponendosi come punto di arrivo della stessa, come esito finale quasi ineluttabile. Eppure basterebbe rovesciare la prospettiva per avere una rappresentazione più corretta della faccenda. Partendo da un unico antenato, non importa se uomo o donna anche se i demografi considerano solo le donne in questo tipo di studi, si considerano le catene di discendenza, ovvero i figli  di ciascuno. Nello schema che riporto ho semplicemente rovesciato il primo schema e considero due figli per ciascun soggetto. Decidete voi se la catena che arriva fino a voi è quella materna o paterna, ma una cosa è certa, in questa rappresentazione la vostra presenza al mondo non ha nulla di inevitabile.

Il pallino rosso sei tu e potresti non esserci.

13 commenti:

  1. riflettendo su quello che hai scritto, ho pensato che se la religione cristiana e quella cattolica, non avessero mortificato il piacere sessuale a beneficio della procreazione, forse la terra di oggi sarebbe meno popolata.

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  2. Questo complesso ragionamento con dati e controdati per dire che siamo tutti figli di Eva e Adamo? Adesso rileggo bene. Buona serata.

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    1. Beh, da un "complesso ragionamento" ognuno trae quello che è in grado di trarre! Buona serata a te.

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  3. Mi fa molto piacere constatare che ci sono fondate possibilità di stabilire che io, te e Alberto siamo parenti :)
    Il rovesciamento di prospettiva, oltre a costituire l'unica utile e corretta lettura della storia dell'umanità, è indispensabile a ciascuno di noi anche per rimettere nel giusto fuoco la propria percezione esistenziale di individuo collocato nella rete relazionale e sociale, "uomo tra gli uomini" e non centro autoreferenziale dell'universo: e, lo dico per me, accettare questo mi è stato di gran giovamento e sollievo.
    (Su quel che dice Berica, col mio sguardo superficiale di profana ignorante di analisi socio storico antropologiche, obietto due ovvietà, e ossia che, 1), in tempi andati ad una maggiore natalità corrispondeva una molto maggiore mortalità infantile (e, in generale, l'aspettativa di vita era molto inferiore a quella odierna), senza contare i periodici cataclismi - guerre, pestilenze - che decimarono le popolazioni contribuendo al ripristino di un livello demografico tollerabile; 2), una politica per l'incremento delle nascite fu fortemente sostenuta, e supportata dal divieto di ricorso all'uso dei contraccettivi, della sterilizzazione e dell'aborto, anche da Mao nella prima fase del comunismo cinese :D )

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  4. buona dimostrazione di come siamo uguali, preziosi, ma non indispensabili. Mi viene voglia di girare il tuo post a un po' di Tizii che pensano che tutto ruota attorno a quelle poche stupidate che fanno. Ma dei più importanti non so l'indirizzo e se gliela mando io non la leggeranno.
    ciao

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  5. Certo so di aver avuto 2 genitori e quattro nonni ma più in la non sono andato e poi, se non ricordo male, non siamo un po' tutti fratelli in quanto discendiamo dalle scimmie? Così ho sempre creduto.

    ps. Anto', chiamalo come ti pare ma l'altra mattina mi sono svegliato alle quattro e di getto m'è venuto l'impeto di scribacchiare quel post odierno.
    Mah! Non avrò tutte le rotelle a posto.

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    1. Aldo, il grande Reiner Maria Rilke scriveva ad un giovane che non era certo di essere uno scrittore, "se la prima cosa che pensi la mattina quando ti alzi è scrivere, allora sei uno scrittore." Io penso che il consiglio di Rilke vada bene anche per te, tu che ne dici? Secondo me le rotelle ce le hai a postissimo...poi io sono l'ultima persona per poterlo certificare, ma questo è un altro discorso ;-)

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  6. Sapessi quante volte ho fantasticato e fantastico sulle somme di combinazioni che portano ad un esito, piuttosto che ad un altro, ma mi ci perdo.
    Se l'unione fra l'uomo e la donna che mi hanno concepita, fosse avvenuta il giorno dopo, certamente non sarei nata io, non pensi?
    Finalmente ho ritrovato il tuo blog autentico e non quello di G+ che io detesto.
    Cristiana

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    1. Ciao Cristiana, in G+ ho solo questo profilo che rimanda al mio blog, per il resto non ci faccio nulla perché mi basta e avanza il blog per scrivere.

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  7. Affascinante questo post. I cambi di prospettiva mi esaltano e...ho sempre saputo di quanto siamo qui per caso. E' proprio questo il bello!

    :)

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  8. Scherzando potrei replicare che la concezione secondo cui: “Ognuno rappresenta la propria catena generazionale ponendosi come punto di arrivo della stessa, come esito finale quasi ineluttabile”, è una concezione narcisistica; mentre il suo rovesciamento è una concezione depressiva.
    Io mi sono sempre crogiolato dentro la concezione che esprime Nou, sembra anche a me che: “… siamo qui per caso” o, almeno io mi sento molto casuale in questo mondo; è stato angosciante e molto faticoso cercare da solo il proprio senso della vita (e su questo so di mentire, perché ho avuto ottimi maestri sia in carne ed ossa, sia in effige, attraverso i loro scritti o le loro produzioni artistiche o scientifiche), ma alla fine torno a dare ancora una volta ragione a Nou, questo percorso è il bello della vita.
    Ciao, è sempre stimolante leggere … le cose che dimentichi ;-).

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  9. Cari Nou e Garbo mi fa piacere rispondere a entrambi perché anche io mi unisco a questa vostra sintonia, l'unica cosa che aggiungerei è che al concetto di caso sostituirei volentieri il più complesso concetto di contingenza che conserva tutta l'imprevedibilità all'interno di un contesto di vincoli fisici e naturali che sono figli della storia. Riguardo al modo di venire al mondo, entrambe le prospettive parlano di una irripetibilità condivisa. E' proprio quel caso/contingenza che parla di una unicità che rende ogni individuo irriducibile, nel senso che non può essere ricondotto a forme più semplici. Ma come accenno nel post quell'unicità, se malintesa e non condivisa, può condurre a pericolose derive. Per tornare alla tua stimolante replica Garbo tiro in ballo il vecchio Aristotele (in media stat virtus) e il buon Orazio (aurea mediocritas) e invoco la necessità di muoversi in continua risonanza tra le due prospettive, anche perchè sono entrambe vere. Un saluto a voi ;-)

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  10. oh mamma ora ci penso un attimo alle 20 generazioni dietro...

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