Pagine

martedì 28 giugno 2011

Voci

Saramago è noto per la sua opera narrativa ma nella sua produzione ci sono anche due raccolte di poesie, Le poesie possibili e Probabilmente allegria. Le poesie precedono l'attività narrativa del grande scrittore portoghese e nei versi di Saramago è possibile vedere il nucleo del pensiero che poi si dispiegherà nei suoi romanzi. I versi di Saramago, scritti "come chi l'unghie a sangue si rosicchia", contengono già tutto il suo universo narrativo nella sintesi secca che è della poesia che quasi si chiude a guscio per proteggere il carico prezioso di significato.
Vorrei condividerne tante ma una in particolare mi ha dato un'emozione fortissima quando l'ho letta poco fa ed è la sola che propongo con l'invito a leggere le poesie di Saramago, se amate la poesia naturalmente.

Ricetta

Prendete un poeta non snervato,
un fiore e una nuvola di sogno,
tre gocce di tristezza, un tono ambrato,
una vena che sanguina terrore.
Quando l'impasto bolle e si rimesta,
luce di un corpo femminil versate,
condite con un pizzico di morte:
un amor di poeta lo richiede.

José Saramago, Le poesie possibili. In Le poesie, Einaudi, 2002.


Il motivo della mia emozione è perché mentre leggevo questi versi mi tornava in mente la versione "apocrifa" della scena delle tre streghe intorno al calderone dal Macbeth di Shakespeare che avevo scritto qualche tempo fa in questo post. Chissà, forse la voce di Saramago aleggiava nell'aria mentre scrivevo quella versione "spuria", frutto "di una manipolazione di un testo già ampiamente corrotto". Un gioco naturalmente, una semplice assonanza, nulla di paragonabile ai versi di Saramago.

sabato 25 giugno 2011

Evoluzioni estive

E' cominciata l'estate e siccome d'estate fa caldo allora deve fare caldo, quello che dicono i termometri è secondario. Il calendario dice che è estate e quindi fa caldo, fatevene una ragione! E smettetela di dire che l'aria è fresca, vi sbagliate.
Per rimediare al caldo calendariale i condizionatori devono andare a palla. Nelle farmacie, nei supermercati, alle poste, nelle banche vi aspetta un accogliente gelo. Quando uscirete rischiate un colpo apoplettico ma non è quello il problema. Il problema è che fa caldo! Se non facesse così caldo non ci sarebbe bisogno di ricorrere ai condizionatori. Il condizionatore d'estate è un obbligo morale. Un imperativo categorico! Anzi, di più.
Del resto ormai sono in pochi a disporre dei vecchi sistemi di termoregolazione che appartengono agli animali a sangue caldo. Un tempo dicevano che alla base dell'encefalo tra i due emisferi c'era l'ipotalamo, una piccola struttura che faceva sudare se c'era caldo o faceva contrarre i muscoli se faceva freddo, i vasi sanguigni si dilatavano o si restringevano secondo la temperatura. Se sudavi e i vasi si dilatavano la temperatura corporea scendeva, se avevi i brividi e i vasi si restringevano la temperatura corporea saliva.
Oggi no! Non funziona più così, niente brividi, il sudore puzza e i vasi hanno una portata costante ché altrimenti la pressione ne risentirebbe.
L'uso dei condizionatori ha fatto regredire l'ipotalamo e altre strutture arcaiche ma non è questo il vero problema. Il vero problema è l'enorme consumo di elettricità dei condizionatori. Per ovviare a questo gravissimo inconveniente energetico i ricercatori stanno studiano diverse soluzioni.
Tra le principali proposte allo studio c'è l'applicazione di un microchip al posto del vecchio ipotalamo per annullare la sensazione del caldo, molti manifestano scetticismo sulla proposta asserendo che la percezione della temperatura corporea sia una funzione importante e che annullarla potrebbe riservare pessime sorprese.
Altri stanno proponendo una manipolazione genetica per far spuntare placche dorsali, come quelle che avevano gli stegosauri, per avere più rapidi scambi termici con l'aria.
A queste straordinarie proposte si oppongono i più tradizionalisti che, incapaci di vedere il glorioso futuro, propongono di vestire leggero e addirittura di tornare a sudare!

mercoledì 22 giugno 2011

Vecchie note blasfeme

Parlare del relativismo come del “lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina”[1], come fa papa Ratzinger, rivela tutta la debolezza di un pensiero monolitico che non può permettersi il confronto con altri modelli culturali e li esclude a priori. La pretesa universalità dei valori viene sostenuta a dispregio della evidente multiversalità dell’esistente e di quella inconciliabile e insolubile lotta tra valori di weberiana memoria. A fronte della fiacchezza dialettica si invocano principi di etica condivisa, che malgrado le acrobazie teologiche presuppongono un elemento dialogico che ogni cultura dell’assoluto deve negare per definizione. Ad accrescere l’assurdo si evocano parole impegnative come verità e bene comune per giustificare il tramandarsi di un banale sistema di potere.

L’ultimo grido del pensiero pontificio è costituito dal disperato, quanto patetico, tentativo di ricondurre la ragione scientifica alla fede. L’esempio non è privo di illustri precedenti, come quello di Tommaso d’Aquino, al quale i due passati pontefice non mancano di richiamarsi. A qualche scettico irriverente può sembrare che il maldestro tentativo sia rovesciato: ricondurre la fede alla ragione scientifica!

***

lunedì 20 giugno 2011

Ritratti

Fryderyk Chopin, Studio op. 25 n. 9 in sol bemolle maggiore,
Valentina Lisitsa.

«Le importava ben poco che quello fosse il ritratto musicale del violoncellista, la cosa più probabile è che le addotte somiglianze, tanto le effettive quanto le immaginate, se le fosse costruite lui stesso nella sua testa, quello che impressionava la morte era il fatto che le era parso di sentire in quei cinquantotto secondi di musica una trasposizione ritmica e melodica di ogni e qualsivoglia vita umana, normale o straordinaria, per la sua tragica brevità, per la sua intensità disperata, e anche per via di quell'accordo finale che era come un punto di sospensione lasciato nell'aria, nel vago, da qualche parte, come se, irrimediabilmente, fosse rimasto ancora qualcosa da dire.» José Saramago, Le intermittenze della morte, Einaudi, 2005, pp. 167-168

giovedì 16 giugno 2011

State attenti

Ragazzi, io vi avverto, se lavorate per la Presidenza del Consiglio dei Ministri non è prudente frequentare blog comunisti. Sinceramente, lo dico per voi, che poi Stracquadanio vi sgama! Peraltro non è neanche la prima volta.


A proposito di visite illustri, sebbene io controlli raramente le statistiche del contatore a volte capitano ospiti che proprio non mi aspetterei. Però ragazzi, animo! Lasciatelo un commento. Solo un appunto. Un nome più modesto per il provider della Città del Vaticano proprio non vi veniva eh? ;-)



Questo invece deve essere Stracquadanio, ne sono certo! Se sei tu non lasciare commenti perché te li cancello.


PS - Questa in effetti era da un po' che non la vedevo!

mercoledì 15 giugno 2011

Esclusiva

Chi segue questo blog sa che di tanto in tanto può trovare tra queste pagine dei veri e propri scoop, importantissime notizie di prima mano, dettagliati fatti di cronaca urbana, documentati resoconti settimanali nonché prodigiose anticipazioni dei costumi a venire.

Questa volta la notizia è di quelle destinate a far discutere. In un momento di estrema delicatezza per il governo, in cui la tenuta dell’esecutivo dipende dalle mosse che l’alleato celtico farà davanti al suo popolo, sono in grado di diffondere una straordinaria anticipazione del discorso che domenica prossima il leader terrà nella verde valle di Pontida dove si tiene il sacro rito dell'ampolla. Il documento presenta diversi passaggi di difficile lettura, all’apparenza si tratta di intercalari cacofonici ma gli esperti del settore pensano si tratti di un testo scritto in codice per evitare la diffusione di notizie prima di domenica. Per nostra fortuna il pensiero più profondo del leader emerge in maniera cristallina e limpida da quanto è possibile leggere e ci sono fondati motivi per credere che il testo cifrato, una volta decodificato, non aggiungerà molto al contenuto del discorso. Ecco l’anteprima del sintetico ed incisivo testo destinato a scuotere la politica del paese nei prossimi giorni.

“Popolo padano arrrg krunch valle prrrr verde karr roar duro, grrrunch roar Roma. Trrroiuw kruunt fiumi di soldi qryun sud, argh fucili kkrroar a lavurà kaz nord. Buuu rotto i coglioni, kuuiurt abbassare prot pereppe tasse caz crunch imprese. Prrrr è uno stronzo, rar cccch un cazzo. Ppooer federalismo, qrrr centrale, pruuu pot groar pulisco il culo arrrr trroooru bandiera. Kkkrrrr prruuuu secessione. Grrunch governo cade, trooonc fraam arrr. Padania, cronc prrrrrrr. Grroorrr truooo prrunch vaffanculo prrrr.”

Innovazioni

Tempo fa scrissi questa lettera al ministro Brunetta, non mi ha mai risposto, nonostante all'epoca andasse in giro a dire compiaciuto di aver aperto un canale di comunicazione in rete e di rispondere a chiunque gli ponesse qualsiasi tipo di domanda sul suo profilo facebook, la mia lettera fu inviata direttamente all'indirizzo del ministero della Funzione Pubblica. Questo per inquadrare la faccenda in termini di buona educazione e se qualcuno pensasse che gli impegni abbiano impedito di fornire una risposta, beh, allora date un'occhiata a quest'altra lettera con risposta, non credo che in questo secondo caso si possa parlare di persona libera da impegni, né per il destinatario né per chi ha risposto.

Dopo quanto ho visto in questo video e letto in questo articolo, capisco i motivi della mancata risposta alla mia lettera, oltre, naturalmente, ad altre cose ben più importanti. Forse, come dice Leoluca Orlando, il ministro "non è all'altezza"!

martedì 14 giugno 2011

La mosca cocchiera

Un carrozzone tirato da sei cavalli saliva su per una via erta, rotta, sabbiosa. I viaggiatori erano scesi e facevano a piedi il tratto di strada per alleggerire ai cavalli il peso e la fatica; tuttavia i cavalli sudavano e soffiavano. Sopraggiunse una mosca.

"Per fortuna sono arrivata io!" esclamò.

E cominciò a ronzare negli orecchi degli animali, a pungere ora questo ora quello, or sul muso or sul dorso. Poi si sedette sul timone , poi si posò sul naso del cocchiere , poi volò sul tetto della carrozza. Andava , veniva , affannata, e brontolava e squillava:

"Bel modo di fare! Se non ci fossi io! Guarda! Il prete legge il breviario. Quella donna canta. Quei due parlano dei loro affari. Il cocchiere sonnecchia. A darmi pena sono io sola. Tocca a me far tutto. Tutto cade sulle mie spalle. Ah che lavoro!"

Finalmente dalli e dalli, la carrozza giunse al termine della salita, dove ricominciava la via piana. I viaggiatori ripresero il loro posto; il cocchiere fece schioccare la frusta; i cavalli si rimisero al trotto. Sul tetto del carrozzone la mosca trionfava.

"Li ho condotti, eh, fin quassù ! Se non c’ero io!" - si lagnava.

"Nemmeno grazie mi dicono. Dopo tutto ciò che ho fatto."

Tra gli uomini quante mosche cocchiere!

Da Jean de La Fontaine, Favole

***

Cos'altro poteva venirmi in mente dopo che ieri sera ho sentito Pierferdinando Casini che diceva che i voti del terzo polo sono stati determinanti per la vittoria del referendum? Se non è una scemenza è almeno una ovvietà, visto che ad essere determinante è ogni voto, dal primo all'ultimo. Altrimenti dovremmo trovare quel cittadino che ha fatto superare il 50% dei voti, e solo a quel cittadino alzare un monumento!

lunedì 13 giugno 2011

Giorno da ricordare

In Italia non si raggiunge il quorum ad un referendum da oltre 15 anni e questo anche per l'invito all'astensionismo fatto da politici e non solo - per il referendum sulla fecondazione assistita la Chiesa fece campagna attiva per l'astensione - nonostante il D.P.R. 361 del 30 marzo 1957 ancora in vigore reciti all'art. 98: "Il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati [...] o ad indurli all'astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000".
Il D.P.R. 361/57 è lo stesso dispositivo che all'art. 10 dice che un concessionario dello Stato non può essere eleggibile, qualche tempo fa giocai sui possibili motivi che portano un paese a disattendere le proprie norme.

In questa tornata referendaria oltre all'invito all'astensione il governo ha deliberatamente operato un vero e proprio boicottaggio del referendum perché non si raggiungesse il quorum, e lo ha fatto nei modi più vili e meschini, fino all'ultimo momento. E' stato inutile, il quorum è stato raggiunto e ragionevolmente si può pensare che abbiano vinto i sì.

Solo un deficiente posseduto da un potere che ormai non ha più non sarebbe in grado di trarre le conclusioni politiche da questo risultato.

PS - E' con grande piacere che ripropongo l'immagine dell'angelo che avevo pubblicato qualche giorno fa, con una speciale dedica a quanti hanno invitato all'astensione dal voto o hanno ritenuto inutile questo referendum!

domenica 12 giugno 2011

Eva oggi

Europride, 2011 - Roma.

Nessuna mela da offrire,
nessun Adamo da tentare.
Sibila vecchi sapori un serpente di pezza,
ignaro del gusto dell'antico frutto.
L'ultimo straccio di peccato vesto in faccia al mondo,
da quando Dio mi fece cogliere quel primo frutto
per sondare i limiti della sua conoscenza.
E tu misero Adamo di allora,
ancora non hai capito
che non ha alcuna importanza
se ti piacque o no il sapore di quella mela
giacché essa venne al mondo, come me,
per essere mangiata.
Quale frutto è ancora possibile rubare oggi,
per assolvere Dio?

Riflessioni non richieste


Il voto è un diritto, oltre che un dovere. Certamente non è un obbligo né può esserlo, da qui viene la legittimità dell'astensione. Ma se da un punto di vista strettamente giuridico la legittimità dell'astensione non può essere messa in discussione, pena il ritorno alle dittature, da un punto di vista etico devono essere formulati dei distinguo al riguardo.

Anche la non scelta è una scelta. Spesso l'argomentazione di chi si astiene è la delegittimazione dei candidati all'agone politico ma, se si tralasciasse un approccio di spicciolo qualunquismo, non sarebbe difficile accorgersi che l'astensione è un modo per delegittimare lo strumento elettorale più che i candidati. Da qui diventa altrettanto evidente che per contestare i candidati o i partiti cui aderiscono più utile sarebbe presentarsi al seggio e rifiutare la scheda elettorale o annullare il voto, oppure ancora lasciare la scheda bianca. Ci sarebbe molto da dire su queste opzioni ma non è mia intenzione farlo.
Mi interessa invece scrivere poche righe sull'astensione in caso di referendum. Quando si è di fronte ad una scelta binaria come quella referendaria come si configura l'astensione? E' davvero una terza via? Naturalmente quanto ho affermato prima sulla legittimità dell'astensione resta valido anche nel caso dei referendum, ma l'astensione al referendum è della stessa natura dell'astensione alle elezioni?
E' noto che un NO ai referendum lascerebbe inalterata la legge oggetto del quesito referendario, mentre il SI avrebbe un effetto abrogativo, allora cosa esprime l'astensione? Una sorta di "non so"? Se il NO lascia le cose inalterate, esattamente come succederebbe in caso di mancato raggiungimento del quorum, l'astensione non è uno strumento al servizio del NO? Non ci sarebbe in questo caso una asimmetria nei rapporti di forza tra le posizioni del SI e del NO? Intorno a quest'ultima domanda potrebbe essere utile aprire una discussione se sia il caso di rivedere la regola del raggiungimento del quorum.
Personalmente io non sono d'accordo sulla revisione di tale regola, per una serie di motivi, non ultimo quello che le scelte non possono farsi a minoranza e togliere il quorum ai referendum ordinari aprirebbe le porte al paradosso che siano in tre persone a fare le scelte che riguardano un intero paese.
Parafrasando Gaber, democrazia è partecipazione ma soprattutto è informazione. Il cittadino deve vedere riconosciuto il primario diritto di sapere, di conoscere il peso delle scelte possibili e delle loro conseguenze, intorno a questo diritto ruota il discorso politico, tutto ne discende. Se il cittadino non è informato allora non si può dire pienamente partecipe della vita politica, della polis. Pertanto l'astensione è di fatto la sconfitta della democrazia e della politica, risultato di un consapevole ed irresponsabile, se non criminale, disegno di progressivo abbandono dei partiti del ruolo di formazione ed informazione dei cittadini alla vita politica.
Un cittadino disinformato - ma a questo punto non sarebbe neanche un cittadino - è più facilmente manipolabile di un cittadino informato e questo fa comodo a chi ha paura della democrazia nonostante occupi (o usurpi) ruoli di rappresentatività. Inutile fare ricorso a questo punto alla mutazione antropologica, pure importantissima, dovuta alla macchina mediatica di un parvenu arricchito con leggi su misura, proprio quelle leggi su misura fatte ben prima che il parvenu "scendesse in campo" ci fa capire che all'origine della regressione del discorso politico c'è la stessa politica. Per quanto i tempi siano cambiati può essere ancora utile ricordare che la macchina informativa e formativa che dispiegava il PCI o la DC di un tempo era così capillare che forse avrebbe avuto ragione di quattro miserabili dietro uno schermo. L'astensione è quindi l'abdicazione volontaria dei partiti politici dal ruolo formativo che si davano un tempo e che ad un certo punto hanno smesso di darsi.
Inoltre, una distinzione è doverosa tra chi si astiene perché disinformato e chi consapevolmente invita all'astensione. In quest'ultimo caso, e soprattutto nel caso di referendum (e solo in questi si invita all'astensione, perché non si è mai visto, né si vedrà, un politico che inviti all'astensione alle elezioni politiche o amministrative!), invitare all'astensione è un atto ignobile, che sfrutta proprio quell'asimmetria tra opzioni possibili che citavo prima e che dovrebbe sempre essere oggetto di esecrazione nella politica.

Detto questo vado a votare al referendum, ma aggiungo che mi piacerebbe che intorno a questi temi si aprisse un dibattito, mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni al riguardo.

giovedì 9 giugno 2011

Musica per il referendum

Il più raffinato invito al SI' per i quattro referendum che abbia visto finora. Grazie Alessandra!

mercoledì 8 giugno 2011

Le leggi son

"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?"
Se lo chiedeva Dante Alighieri nel Purgatorio.
Oggi c'è una buona notizia, in un paese dove la politica è in mano a personaggi pavidi, nel migliore dei casi incapaci di guardare oltre il proprio miserabilissimo naso in tema di diritti civili, la Corte di Cassazione sancisce che "La convivente ha gli stessi diritti di una moglie" e che occorre "Risarcire anche la famiglia di fatto". (La Repubblica)
Sia il tribunale che la corte d'appello di Milano avevano riconosciuto lo stesso principio.

Questo non significa che laddove la politica (ovvero potere legislativo e potere esecutivo) non c'è subentra il potere giudiziario, come potrebbe concludere qualche imbecille, ma che lo spirito delle leggi presenti, e solo a quelle possono attenersi i giudici, già contempla principi che non possono essere ignorati.

E' un passo, un piccolo passo che ne chiede altri dalla politica ma chiudendo con un'altra celebre citazione viene da dire "eppur si muove".

lunedì 6 giugno 2011

Minaccia cetriola

“Prima c'è stata l'aviaria, poi la suina. Imparata la lezione la prossima sarà la bufala!”(15/01/2010)

Difficile fare i profeti di questi tempi. Le cose cambiano troppo rapidamente. Chi avrebbe immaginato che la successiva "pandemia" che avrebbe seminato terrore tra l'umana gente sarebbe stata la cetriola!? Dopo la minaccia carciofa di Vulvia è stata la volta della minaccia cetriola.

Sui giornali si sono letti titoli straordinari.

La Germania blocca i cetrioli spagnoli.
I cetrioli spagnoli non c'entrano.
I test UE scagionano i cetrioli spagnoli.
Batterio killer, scagionati i cetrioli spagnoli.
I colpevoli non sono i cetrioli.

e considerare che la lingua ci salva perché fossimo spagnoli avremmo letto titoli davvero preoccupanti per la specie umana. Su El Paìs si legge La crisis del pepino está por llegar  (La crisi del cetriolo sta arrivando)...già la crisi del pepino!

Inutile dire che il velato riferimento fallico aggiunge un non so che di godereccio alla faccenda.
Mancava solo “La patata perdona, il cetriolo no!” Sarebbe bastato aspettare qualche giorno e al Tg1 ci sarebbero arrivati.

La minaccia del cetriolo assassino è andata sfumando giorno dopo giorno. Adesso si insinua strisciante l'insidia del germoglio di soia avvelenato. Ma le prime indagini scagionano l'ignara soia, il mistero si infittisce!

Cetriolo o soia? Quale sarà la forma dell'apocalisse?


Una cosa è certa: il cetriolo è salvo. Non si esclude un intervento diretto di Priapo, l'antica divinità agreste che aveva particolarmente a cuore i cetrioli e gli ortaggi in genere.
In segno di ringraziamento nelle campagne salentine si stanno organizzando solenni falloforie in gemellaggio con i contadini giapponesi. Pare che l'iniziativa abbia già raccolto l'entusiastico patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

sabato 4 giugno 2011

Altri frammenti

Dopo le passeggiate hegeliane dello spirito fuori e dentro sé stesso, l’alienazione era per Marx la condizione di disagio ed impotenza di fronte ai risultati del proprio lavoro. Oggi abbiamo posto rimedio al disagio! I ninnoli del fine settimana e i gadget del mercato ci curano, il risultato e le conseguenze del nostro lavoro non sono più una preoccupazione. Una volta scambiato il nostro agire con il denaro che può tradursi in ogni bene utile che sia stato opportunamente pubblicizzato, il nostro compito è finito e l’impotenza di una volta è tradotta nella potenza degli atti mancati.
Quel senso di impotenza conservava ancora i tratti della matrice umana di cui ci diciamo fatti. La vergogna prometeica che Anders ha descritto è qualcosa che appartiene agli uomini, uomini antiquati perché non si sentono all’altezza della perfezione delle proprie macchine, ma ancora uomini che sentono qualcosa. Ho il timore che la soluzione alla vergogna prometeica non sia stata l’espansione dell’emotività umana che Anders sperava, bensì una progressiva contrazione dell’emotività nel tentativo di rimuovere il disagio dell’esistere. La macchina adesso è perfetta, non richiede manutenzione e l’erpice non si sporca più.

***

Illustrazione di Luigi Serafini

"«Capisce la procedura? L’erpice comincia a scrivere; quando la prima stesura sulla schiena dell’uomo è finita, lo strato di ovatta ruota e gira il corpo lentamente su un lato, per dare nuovo spazio all’erpice. Nel frattempo i luoghi scritti con le ferite vengono a contatto con l’ovatta, la quale grazie a una speciale preparazione arresta immediatamente il sanguinamento e predispone a un nuovo approfondimento della scrittura. Qui poi i denti sull’orlo dell’erpice alla successiva rotazione del corpo strappano l’ovatta dalle ferite, la gettano nella fossa, e l’erpice ricomincia a lavorare. Così esso può scrivere per tutte le dodici ore. Durante le prime sei ore il condannato è vivo più o meno come prima, solo prova dolore. Dopo due ore il feltro viene rimosso, perché l’uomo non ha più la forza di gridare. Qui dalla parte della testa, in questa ciotola scaldata elettricamente, si mette della pappa calda di riso, dalla quale l’uomo, se ne ha voglia, può prendere quel che riesce a raggiungere con la lingua. Nessuno rinuncia a questa possibilità. Non ho mai visto nessuno rinunciarvi, e la mia esperienza è grande. Solo intorno alla sesta ora il condannato perde il gusto di mangiare. Allora di solito mi inginocchio qui e osservo il fenomeno. E’ raro che l’uomo ingoi l’ultimo boccone, di solito si limita a girarlo in bocca e poi a sputarlo nella fossa. Allora devo ritrarmi, altrimenti mi arriva in faccia. Ma come diventa silenzioso l’uomo intorno alla sesta ora! Anche il più stupido raggiunge la comprensione. E’ una cosa che comincia dagli occhi. Da lì si diffonde a tutto il resto. E’ uno spettacolo che potrebbe sedurre qualcuno a mettersi anche lui sotto l’erpice. Non succede nient’altro, semplicemente l’uomo comincia a decifrare la scrittura, appuntisce le labbra come se fosse in ascolto. Come ha visto, non è facile decifrare la scrittura con gli occhi; ma il nostro uomo la decifra con le proprie ferite. Per la verità, è un lavoro lungo: impiega sei ore per giungere a termine. Ma alla fine l’erpice lo trafigge completamente e lo getta nella fossa, sbattendolo sull’acqua insanguinata e sull’ovatta. Allora il giudizio è compiuto, e io e il soldato lo copriamo di terra.»" Estratto da Nella colonia penale, F. Kafka, 1919.

mercoledì 1 giugno 2011

Si vota sul nucleare

La Corte di Cassazione dice che il referendum sul nucleare non è stato annullato dalla ignobile manovra di chi voleva sottrarre al popolo la sua sovranità.

A chi si riempie la bocca di sovranità popolare per ragioni personali o per ignoranza, TIE'.

Dalla Facciata del Duomo di Firenze, particolare.
(Foto ripresa da questo blog)
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...